Ritorno a "casa"

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ClockworkMuffin
view post Posted on 22/1/2010, 15:52




- ...

Come tutte le poche volte in cui era stata cosciente negli ultimi giorni, Elettra non riuscì a comprendere nè dove fosse nè a ricordarsi con chiarezza cosa era successo.
Le comparvero davanti agli occhi alcune rapide immagini, ricordi di quanto era accaduto, ma scorrevano troppo rapidamente perchè potesse realmente capire cosa stesse vedendo.
Una macchina volante. Un uomo con una strana spada luminescente. Odore di carne che brucia. Una nube di fumo denso e nero che sale verso il cielo. Voci. Figure indistinte chesollevano il suo corpo esanime. Un minuscolo letto di paglia. Buio. Una vecchia dallo sguardo paziente che medicava le sue ferite. Armature. Soldati che veniva a prenderla. Casa.
Provò a tirarsi su, ma una fitta alle gambe la convinse a restare ferma com'era. Poco male, se non altro riusciva ancora a sentire il dolore alle gambe, voleva dire che non era niente di irrimediabile.
Il dolore la strappò dal suo stato di semicoscienza; ora riusciva a capire dove fosse. Si trovava in una stanza dell'ospedale militare di Dalkia. Come ci fosse tornata non le era del tutto chiaro. Ricordava qualcosa a proposito di una qualche capanna e una sorta di leggenda su un mostro volante e della bambina trovata nella sua pancia. A quanto pareva quei villici che l'avevano soccorsa l'avevano scambiata per una sorta di dea con la missione di abbattere i demoni. Avevano cercato di medicarla alla meno peggio e avevano avvisato l'Esercito di Dalkia della sua presenza; dopodichè alcuni soldati l'avevano prelevata e condotta in fretta alla capitale per ricevere delle cure migliori.
Forse.
Non era assolutamente sicura che questa fosse la versione ufficiale, ma la sua mente stava lavorando per fargliela sembrare più plausibile di altre ipotesi più stupide - come la grazia di una qualche ipotetica identità superiore.

Era arrivato il momento di capire cosa fosse successo al suo corpo. Sentiva un peso opprimente sul petto e non respirava molto bene, perciò suppose che avesse ancora qualche costola incrinata. Le gambe facevano solo male, ma non pareva che avesse particolari difficoltà a muoversi. Parecchi graffi e escoriazioni, ma si stavano già cicatrizzando bene.


- Mi sono preoccupata tanto per nulla allora - esclamò sollevata.
Provo ad alzare il braccio destro per riavviarsi i capelli lontani dagli occhi, e fu allora che si accorse di un grave problema.
Normalmente riusciva a muovere il braccio artificiale come se fosse il suo vero arto, soltanto che non riusciva a sentire niente. Non le perveniva nessuna sensazione. Soltanto qualche sporadica tensione alla spalla se si danneggiava qualcosa, ma ovviamente un pezzo di metallo è sprovvisto di nervi. Era così abituato ad averlo ormai che non si era neanche preoccupata di vedere in che stato fosse, dando per scontato che se non sentiva nessuna tensione era tutto a posto.
Ma non era tutto a posto.
il braccio non era fissato al suo corpo. Non c'era niente attaccato al moncherino fasciato della spalla.
Provò una sensazione orrenda alla bocca dello stomaco e sentì il bisogno di vomitare - cosa che non potè fare a causa dello stomaco vuoto.
Il prezioso ricordo dello zio, il dono che le era stato fatto per non farla diventare un peso e che le consentiva di vivere come chiunque altro senza essere di peso per nessuno, quella macchina portentosa che le permetteva di essere un soldato... non c'era più.
Non riusciva a ricordarsi come l'avesse perso, comunque in quel momento si sentì piccola e inutile come non si era mai sentita in tutta la sua vita.
Si rigirò nel letto, tastandosi con il braccio buono il moncherino della spalla; affondò la testa nel cusino e pianse silenziosamente.


Edited by ClockworkMuffin - 23/1/2010, 13:28
 
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view post Posted on 23/1/2010, 18:56
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-Allora, come va Elettra? Tutto bene? Ho sentito che sei tornata e volevo farti visita!

....

No, così sembra che non sia successo nulla...

Elettra! Ho sentito che sei stata ferita! Dannazione, ti ricordi chi è stato?! Giuro che gli farò la festa a quel...

No, nemmeno così...
-



Di fronte alla porta che conduceva alla stanza di Elettra, Renzo era rimasto esitante.
Quella notte, appena sedutosi ad una delle locande di Dalkia, Renzo ricevette la visita di un paio dei soldati dell'esercito regolare di Dalkia.

Elettra era stata ritrovata ferita e la sua situazione era piuttosto grave.

Udita la notizia, il giovane uomo ebbe un breve sussulto. Subito, si alzò dallo sgabello su cui sedeva e non proferendo parola a nessuno uscì dalla locanda, correndo verso i cavalli e, scortato dai soldati, percorse la lunga via principale che portava al palazzo di Luna, posto al centro della città fortificata di Alesund.

Senza curarsi dei suoi accompagnatori Renzo era smontato da cavallo e sempre con quella nervosa fretta che lo aveva portato fin lì, entrò dal portone principale per fiondarsi verso la rampa delle scale che lo avesse portato nelle stanze dei mercenari di Dalkia.
L'unico momento in cui prese fiato, fu quello in cui prese per un braccio un inserviente che passava di lì, giusto per farsi indicare dove si trovasse la stanza della ragazza.
Appena conobbe il piano e il numero della stanza, Renzo tornò a correre a dispetto dei suoi polmoni affannati. Imboccò la strada indicata, svoltò un paio di volte, facendo attenzione a non inciampare sui lunghi tappeti che coprivano il pavimento marmoreo, e infine si ritrovò di fronte a quella porta.
Eppure, proprio di fronte a quell'ultimo ostacolo, le gambe di Renzo si fermarono.
Non per la stanchezza, ma per qualcos'altro.

-Avrò il coraggio di guardarla in faccia...?-




Renzo si sentiva giù. Lo ricordava ancora bene quel momento. Quella mattina, piuttosto che attendere la ragazza per far ritorno con lei ad Alesund dopo l'incontro con Walmont, lui era partito senza dirle nulla. Non era la prima volta che Renzo si divideva dai compagni, ma questa volta, dopo aver sentito che uno di questi si era infortunato subito dopo, si sentì come un verme.
Perse tutte d'un colpo le nergie che lo avevano portato fin lì, Renzo si appoggiò sulla porta dell'alloggio.

Cominciò a pensare a varie cose, anche della possibilità che tutto ciò non sarebbe mai successo con lui presente. In realtà era andato via per conto suo per non correre il rischio di provare il mezzo di trasporto della ragazza, in quanto ne provava segretamente terrore. Non tanto per l'altezza che poteva raggiungere, quanto piuttosto per la diffidenza dell'uomo per il progresso...
Ora però questi particolari gli apparivano di poco conto.

La testa di Renzo cominciò a sbattere ritmicamente sulla porta, assomigliando quasi ad una semplice bussata di nocche...
 
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ClockworkMuffin
view post Posted on 23/1/2010, 23:05




Odio. Odio profondo.
Verso quegli idioti superstiziosi che le avevano mozzato il braccio e spinto la sua famiglia alla fuga.
Verso la guerra che spingeva le persone alla disperazione e ai gesti folli.
Verso il suo amato zio che le aveva regalato una speranza così esile.
Verso sè stessa per aver tentato di fare qualcosa di così stupido.
Verso i suoi compagni che non avevano insistito per fermarla.
Verso chiunque senza un vero motivo.
Ancora verso sè stessa perchè non riusciva a fare altro che piangere come una mocciosa qualunque.

La meticcia stava ancora piangendo, ma la sua tristezza si stava trasformando in rabbia. E da rabbia a frustrazione.
Fino a quel momento non si era resa conto di quanto fosse dipendente da quel braccio meccanico. Lo considerava soltanto un'utile invenzione assoggettata al suo genio, ma la verità era che non poteva più permettersi di vivere senza.
Era ambidestra, perciò avrebbe potuto usare senza troppe preoccupazioni la mano sinistra, ma era troppo abituata ad usare entrambe le mani per scrivere e per costruire le sue invenzioni.
A questo punto non le erano rimaste molte prospettive; la costruzione del braccio e la connessione con la spalla erano stati più che altro degli eventi fortuiti, nè lei nè tantomeno suo zio avrebbero potuto essere sicuri di riuscire a ricostruirli. L'assenza del braccio poi le avrebbe causato una notevole perdita dell'equilibrio e sarebbe diventata un peso per tutti.
Tanto valeva che se ne tornasse a casa... se solo ne avesse avuta una.
La dimora del padre era inagibile e non potevano più tornarci. La madre era in fuga chissà dove in Inghilterra. Sentiva di non avere nessun posto da poter chiamare "casa".

Troppo presa dall'autocommiserarsi non si accorse dei battiti sulla porta, oppure gli stava ignorando apposta per evitare di farsi vedere in quello stato.
 
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view post Posted on 24/1/2010, 11:40
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I leggeri battiti della testa di Renzo sulla porta, da che inizialmente erano impercettibili, si fecero via via più forti. Ad ogni battito, alla memoria di Renzo un ricordo spiacevole prendeva vita e, proprio a causa di quello, il battito dopo diveniva più forte.
Arrivò il punto che l'ultimo fu così forte da aprire la porta, proiettando la faccia di Renzo sul pavimento della stanza di Elettra.
Proprio sul quella porzione in cui non si trovasse qualcosa (da fogli a ferraglia varia) che appartenesse alla ragazza.

La stanza era davvero molto piccola e il ragazzo si ritrovò di poco vicino ai piedi del minuto letto su cui era poggiata la ferita.
Il biondo si vergognò nell'apparire in quel modo affatto consono e provò a cercare di darsi un contegno.

-Ehm... Ciao, Elettra... Passavo di qui e...-



Mormorò poco chiaramente Renzo, con la faccia ancora stampata sul suolo, prima che quelle parole falsamente allegre cambiarono tono. Questo infatti, alzò le braccia e si aiutò a mettersi nuovamente eretto afferrando con le mani del letto.

-Oh, al diavolo... Che cosa ti è successo Elettra?! Cosa hai fatto per ridurtì così?! Hai fatto qualche esperimento dei tuoi?! Allora...?-



Renzo smise con le sue domande-fiume, accortosi com'era dell'espressione sconsolata della ragazza e delle sue ferite, ben più gravi di quanto immaginasse.
Gli bastò vedere come la sua protesi artificiale mancasse ma, ben più grave, i segni di pianto che rigavano il poco di faccia non coperta dal cuscino.
 
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ClockworkMuffin
view post Posted on 24/1/2010, 20:57




- Va via!
avrebbe voluto dire Elettra vedendo entrare l'italiano così bruscamente nella sua stanza. Ma non riuscì ad articolare un solo vocabolo intelleggibile e si limitò a voltarsi dall'altra parte rivolta alla parete per non farsi vedere in lacrime.
Avrebbe voluto giustificarsi; insultarlo per averla lasciata sola con il piano folle di un demone; ringraziarlo per esserla venuta a trovare.
Non fece niente di tutto questo. Non avrebbe neanche saputo cosa dirgli.

- Ho costruito una macchina volante e un'illusionista mi ha fatto precipitare - non sembrava neanche una giustificazione.
- Grazie per essere venuto - le suonava così stucchevole che non l'avrebbe mai potuto dire a nessuno neanche dopo essersi scolata cinque litri di birra (in realtà l'aveva già fatto dopo "appena" sette bicchieri: lo disse al barista attonito che le stava servendo l'ottavo boccale convinto di star facendo qualcosa di illegale).
Si voltò un attimo per osservare Renzo. Aveva un'espressione tremendamente affannata e sembrava preoccuparsi seriamente. Un bernoccolo gli si stava formando là dove aveva battuto la testa. Ripensando all'"entrata scenica" dell'italiano non potè fare a meno di sorridere.
Si pulì la faccia dalle lacrime che finalmente si erano fermate e dal moccio sul cuscino già sporco e cercò di assumere un'espressione che dissimulasse il suo stato emotivo.

- Ehm... Sono tornata, anche se ho avuto un "piccolo contrattempo". Però sto bene: dopotutto, sono ancora viva.
Quest'argomentazione non riusciva a convincere nemmeno lei.
 
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view post Posted on 25/1/2010, 17:58
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Inarcò un sopracciglio.
Per qualche motivo a lui sconosciuto, sul volto di Elettra comparve un lieve sorriso. Renzo allora cominciò a tastarsi la faccia per vedere se avesse qualcosa appiccicato sopra.

-Che paura. Se hai la forza di sorridere tutto sommato non sei ridotta così male, almeno per i tuoi canoni.-



Diceva, "rovistandosi" ancora il viso.

-Significa che forse hai già versato quasi tutte le tue lacrime.

E se è davvero così, significa che ti è ormai rimasta solo la rabbia è il desiderio di rivincita!
-



Esclamò il giovane che, smettendo di toccarsi il volto strinse i pugni e si alzò. Voleva realmente incoraggiare la ragazza, ma desiderava anche passare avanti, sperando di non riprendere l'argomento e di doversi ancora sentire in colpa.

-Il tipo che ti ha attaccata non so che personaggio sia, ma ha avuto la brillante idea di attaccare un soldato di Dalkia. Anche se non ci fossero i tuoi amici a vendicarti, ci sono comunque i soldati di questo regno.
Gliela faremo vedere, anzi, se ti rimetterai presto sarai tu stessa a dargliele!
Sia mai che tu ti faccia fregare dal primo saltimbanco venuto.
-



Renzo non aveva dubbi su cosa avrebbe fatto in seguito.

Il nemico che aveva attaccato Elettra era nemico di tutti ma stavolta la situazione capì che era diversa. Era lui che aveva ferito la ragazza sia fisicamente che soprattutto moralmente.
Non sapeva che cosa le stasse girando per la testa, ma non era di certo la solita donna dal carattere apparentemente scorbutico.
Renzo poteva solo prodigarsi a darle una mano e a rimettersi in sesto, sapeva che a vendicarsi doveva essere unicamente lei.
Ne andava del suo orgoglio.
 
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ClockworkMuffin
view post Posted on 25/1/2010, 22:19




L'espressione preocupata di Renzo aveva un che di comico. Soltanto a guardarla sentiva che le veniva da ridere.
Tuttavia era ancora molto lontana da sentirsi rincuorata.


-Il tipo che ti ha attaccata non so che personaggio sia, ma ha avuto la brillante idea di attaccare un soldato di Dalkia. Anche se non ci fossero i tuoi amici a vendicarti, ci sono comunque i soldati di questo regno.
Gliela faremo vedere, anzi, se ti rimetterai presto sarai tu stessa a dargliele!
Sia mai che tu ti faccia fregare dal primo saltimbanco venuto.


Non l'aveva fatto apposta, certo, però dopo aver sentito queste parole tornò di nuovo a sentirsi peggio.
Rispose senza guardarlo negli occhi - non ne aveva nè la forza nè il coraggio.

- Non sono neanche tanto sicura che quella battaglia sia veramente successa. La logica mi spinge a credere che piuttosto che aver combattuto con una specie di evocatore di ologrammi sia stata vittima di allucinazioni, probabilmente perchè ho inspirato il fumo di quella strana fiamma che mi ha dato quel tipo... Archon o come si chiama.
E anche se avessi qualcosa di tangibile su cui poter vendicarmi, non potrei farlo comunque.

Si tastò ancora una volta la spalla così leggera dopo tanto tempo e sentì le lacrime riafforarle agli occhi.
- Ormai sono inutile.
 
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view post Posted on 26/1/2010, 15:54
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Renzo strabuzzò gli occhi. Non poteva credere che l'amica si fosse rammollita a tal punto.

Stavolta, sembrava proprio che la logica, punto forte della ragazza le si stesse quasi ritorcendo contro.
Si mise allora la mano sinistra in tasca, mentre con l'altra aggiustò il colletto della sua camicia. Poi, appoggiò il suo cappello sul letto dell'inventrice.

-Quindi il problema per ora è che non sai con chi prendertela. Beh, a tutto c'è rimedio...-



Renzo sorrise in modo solare mentre mise la mano destra sulla spalla della ragazza.
In seguito, ritrasse la testa di qualche centimetro per cercare dii assestarle una testata.

Non so fare calcoli complessi, ne tantomeno so inventare e figuriamoci se riesco a tenere come si deve un cacciavite, però non mi sento affatto inutile.

Se qualcuno mi facesse qualche torto anche senza tutte e due le braccia, gliele darei comunque prendendolo a calci senza sosta!
Hai capito? Se si ti aspetto pure rammollita! Invece di piangere, pensa a rialzarti!
-



Si sentiva già di aver fatto una stupidata, ma ormai gli andava bene così. Preferiva provocare le persone e farle arrabbiare, pure dar loro fastidio che vederle piangere.
Ormai gli toccava andare avanti con la recita.
 
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ClockworkMuffin
view post Posted on 26/1/2010, 21:21




La piccola inventrice tirò un pugno con l'unico braccio che le restava verso il volto di Renzo. Tentò di alzarsi in piedi per continuare a picchiarlo, ma l'assenza del braccio si fece più pesante di quello che credeva possibile e non riuscì a mantenere l'equilibrio, cadendo rovinosamente a terra.
Qualche nuova lacrime le sgorgò dagli occhi, ma stavolta non erano cariche di tristezza, bensì di rancore e di rabbia.

- Idiota! Vedi?! Mi ci vorrà non so quanto tempo per riacquistare una mobilità più o meno normale e in ogni caso rimmarei una menomata, una persona inutile! E me lo meriterei pure! Quello era un pezzo unico, il capolavoro di un genio, un dono prezioso che mi era stato fatto, e io sono riuscita a danneggiarlo e a perderlo! Pensa alle tue parole prima di parlare! Idiota! Idiota! Idiota!Idiota!Idiota!!
Continuò a sfogarsi così per un po', avvicinandosi a Renzo e prendendolo a pugni sulle gambe.
Quando si fu calmata avvolse col braccio le gambe dell'italiano e vi si asciugò le lacrime.

- Scusami - aggiunse quasi sottovoce - tu stai cercando di confortarmi e invece io me no sto qui ad autocommiserarmi e a prendermela inutilmente con te. Non mi riconosco più.
 
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view post Posted on 27/1/2010, 15:38
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Elettra non aspettò nemmeno un secondo per restituire la cortesia.
Un livido apparve nel punto in cui il pugno di Elettra raggiunse la sua faccia, annerendola.
Renzo per il dolore, indietreggiò di un passò, sorpreso della risposta-lampo.
La ragazza rimaneva una dura pure con un braccio in meno, ma questa mancanza di fece subito sentire. Questa perse l'equilibrio non appena mise i piedi fuori dal letto, stampando stavolta lei un calco della sua faccia sul pavimento impolverato.
A terra però, non mancò comunque di tempestarlo di pugni sulle caviglie e sui polpacci.
Renzo non reagì, capiva che quella era una normale sfuriata e che faceva bene a farla sfogare.

-Un dono hai detto? Ancora meglio. Significa che non dovrai arrovellarti ad aggiustare il tuo braccio.-

Il cacciatore si piegò e, gentilmente afferrò la ragazza sotto un'ascella per aiutarla a rimettersi in piedi. Parte delle sue lacrime erano già state "bevute" dai suoi calzoni.

-Fatti passare le ferite e quell'ammaccatura che ti sei accidentalmente fatta sulla testa. Andiamo dal tipo che ti ha fatto la protesi e lo imploriamo di fartene una seconda, magari migliore, e via.-

Dalla tasca in cui in precedenza aveva infilato la mano, il ragazzo estrasse un fazzoletto e lo porse ad Elettra.

-Ti piace come idea? Magari stavolta però è meglio andarci con qualcosa che rimanga rigorosamente a terra o sull'acqua.-
 
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ClockworkMuffin
view post Posted on 27/1/2010, 16:06




- ...
La proposta così semplice detta con tanta leggerezza dall'italiano fece ammutolire l'inventrice. Nella sua mente ormai si stavano affollando immagini di vari progetti per migliorare le prestazioni del braccio e su come l'avrebbero accolta. Un brivido le percorse la schiena: sua madre e suo padre si sarebbero sicuramente spaventati per questa sua "disavventura", ma non appena avrebbe raccontato allo zio che non solo aveva fallito nella costruzione di quella macchina - i calcoli e la teoria tornavano tutti, a rigor di logica non sarebbe dovuto cadere così rovinosamente - ma aveva addirittura distrutto il frutto del lavoro di una vita... Rabbrividì ancora. Per quanto l'avesse sempre trattata bene, non si aspettava una reazione pacifica. Quantomeno, se a lei fosse capitato che il proprio allievo prediletto distruggesse qualcosa che le era costato tempo, impegno e fatica, lei l'avrebbe picchiato a sangue. E le teste calde erano tipiche della sua famiglia...
- Ho qualche dubbio su come mi potrebbe accogliere, ma penso che valga la pena provarci. Dovrei comunque tornare dalla mia famiglia, visto che in queste condizioni non sarei altro che un peso per tutto l'Esercito di Dalkia; se fosse davvero possibile ricostruire un braccio completo in tempi ridotti, potrei anche prendere in considerazione l'idea di tornare...
- Non preoccuparti, ormai ho imparato la lezione: prima di salire su qualcosa che voli è meglio assicurarsi prima di tutto che sia in grado di atterrare decentemente!
- Mettiamola così: tu sei riuscito a convincermi, ma c'è una condizione perchè tu possa venire -
Elettra si avvicinò a Renzo, guardandolo dritto negli occhi - portami della birra. Ho una voglia disperata di un bel boccale di birra gelata.
 
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view post Posted on 28/1/2010, 18:26
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-Mi spiace carina, ma non sono scemo fino a questo punto.-



Renzo sorrise di nuovo, ma stavolta senza alcuna cattiva intenzione. Se il cacciatore rimise nuovamente le sue mani sulle spalle della ragazza fu unicamente per farla sedere a letto.

-Niente alcool a chi sta male. Ecco, ora hai un motivo in più per cercare di rimetterti.-



Ridacchiò, ammettendo tra se e se che negare alla giovane la sua amata bevanda era forse una cattiveria peggiore che darle una testata a tradimento...

Con le mani sempre cacciate in tasca, Renzo si diresse alla porta, in modo da non disturbare la giovane.

-Fammi un fichio, una volta pronta.-



Si congedò il ragazzo, dopo aver chiuso la porta in modo deciso.
Unico suo rammarico fu quello di non aver chiesto subito alla giovane chi fosse il famigerato meccanico da cui doveva andare e che soprattutto, temeva di adirare.
 
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11 replies since 22/1/2010, 15:52   108 views
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