-Allora, come va Elettra? Tutto bene? Ho sentito che sei tornata e volevo farti visita!
....
No, così sembra che non sia successo nulla...
Elettra! Ho sentito che sei stata ferita! Dannazione, ti ricordi chi è stato?! Giuro che gli farò la festa a quel...
No, nemmeno così... -
Di fronte alla porta che conduceva alla stanza di Elettra, Renzo era rimasto esitante.
Quella notte, appena sedutosi ad una delle locande di Dalkia, Renzo ricevette la visita di un paio dei soldati dell'esercito regolare di Dalkia.
Elettra era stata ritrovata ferita e la sua situazione era piuttosto grave.
Udita la notizia, il giovane uomo ebbe un breve sussulto. Subito, si alzò dallo sgabello su cui sedeva e non proferendo parola a nessuno uscì dalla locanda, correndo verso i cavalli e, scortato dai soldati, percorse la lunga via principale che portava al palazzo di Luna, posto al centro della città fortificata di Alesund.
Senza curarsi dei suoi accompagnatori Renzo era smontato da cavallo e sempre con quella nervosa fretta che lo aveva portato fin lì, entrò dal portone principale per fiondarsi verso la rampa delle scale che lo avesse portato nelle stanze dei mercenari di Dalkia.
L'unico momento in cui prese fiato, fu quello in cui prese per un braccio un inserviente che passava di lì, giusto per farsi indicare dove si trovasse la stanza della ragazza.
Appena conobbe il piano e il numero della stanza, Renzo tornò a correre a dispetto dei suoi polmoni affannati. Imboccò la strada indicata, svoltò un paio di volte, facendo attenzione a non inciampare sui lunghi tappeti che coprivano il pavimento marmoreo, e infine si ritrovò di fronte a quella porta.
Eppure, proprio di fronte a quell'ultimo ostacolo, le gambe di Renzo si fermarono.
Non per la stanchezza, ma per qualcos'altro.
-Avrò il coraggio di guardarla in faccia...?-
Renzo si sentiva giù. Lo ricordava ancora bene quel momento. Quella mattina, piuttosto che attendere la ragazza per far ritorno con lei ad Alesund dopo l'incontro con Walmont, lui era partito senza dirle nulla. Non era la prima volta che Renzo si divideva dai compagni, ma questa volta, dopo aver sentito che uno di questi si era infortunato subito dopo, si sentì come un verme.
Perse tutte d'un colpo le nergie che lo avevano portato fin lì, Renzo si appoggiò sulla porta dell'alloggio.
Cominciò a pensare a varie cose, anche della possibilità che tutto ciò non sarebbe mai successo con lui presente. In realtà era andato via per conto suo per non correre il rischio di provare il mezzo di trasporto della ragazza, in quanto ne provava segretamente terrore. Non tanto per l'altezza che poteva raggiungere, quanto piuttosto per la diffidenza dell'uomo per il progresso...
Ora però questi particolari gli apparivano di poco conto.
La testa di Renzo cominciò a sbattere ritmicamente sulla porta, assomigliando quasi ad una semplice bussata di nocche...